domenica 26 gennaio 2014

INCOMMENTABILE

Guardate come sono ridotta. Ho dato avvio quindi, per la mia sopravvivenza, ad una raccolta di cibo. Appena mi rimetto in forze (visto che ora barcollo e ho le allucinazioni dalla fame) mi vendicherò. Vi odio tutti.


venerdì 24 gennaio 2014

Soppiantata da un barbone

Credevo che la mia vita di stenti non potesse peggiorare. Mi sbagliavo.
Tutto è cominciato l'altro giorno, quando nonno stava costruendo la casina di legno dove l'indegna voleva mandarmi a vivere al freddo e al gelo. Il povero nonno, sotto ricatto, eseguiva perché è comprensibilmente terrorizzato dall'informe aguzzina. Lui non mi avrebbe mai sfrattato e tra lamenti e grida metteva insieme le tavole della mia prossima prigione affogando tra le lacrime della tristezza. L'aguzzina, con la frusta in mano e il solito ghigno malefico stampato sulla bocca, lo sorvegliava costantemente (pare non potesse nemmeno fermarsi per bere), mentre il capellone era in giro per campi a cercare la cicoria che sarebbe stata il mio misero pasto. A un certo punto, un barbone gli si avvicina a chiedere l'elemosina. Per fortuna il capellone non gli ha ceduto la mia cicoria. Anzi, si è spaventato e si è chiuso in macchina. Poi dal finestrino ha visto che non era armato, allora gli ha dato 15 euro (per fortuna non ha incontarto mia madre. Lei gli avrebbe dato 15 centesimi. Ah ah). Comunque, il barbone puzzolente attacca bottone col capellone che forse si è fatto prendere da un moto di tenerezza perché l'ha visto simile a lui: spettinato e sciancato. Fatto sta che lo porta dall'indegna, la quale anche lei si fa prendere da un moto di tenerezza per tratti a lei similari (età avanzata e estrema puzza).
Per farla breve, il barbone si accasa, fa due moine e prende possesso della mia casina che, da prigione per me, è diventata villa per lui. Non so che poteri ha, ma l'indegna gli ha comprato subito un materasso memory foam, un computer di ultima generazione, l'iPhone, l'antenna wifi che gli ha attaccato sulla casina lei stessa, 87 kg di crocchette sempre a disposizione, un collare swaroski, una chitarra elettrica e una penna stilografica.
Come potete vedere dall'immagine sotto che un fedele compare ha scattato per me, non sto inventando nulla.
Essendo nero e brutto, la scelta del nome che ho affibbiato al maledetto randagio era ovvia. Nero, brutto e ciccione. Ecco a voi Pupone.


sabato 18 gennaio 2014

I miei 14 giorni di prigionia

Dopo 14 giorni di prigionia, sono riuscita ad evadere. Se la vecchia mi becca sono guai, non so quanto a lungo potrò comunicare con voi, amici miei. Ho passato le ultime due settimane in una minuscola stanza buia e puzzolente e umida. L'indegna mi ha indotto ad entrarci facendo leva sul mio naturale appetito e promettendomi un pezzo di pane secco. Una prelibatezza, in confronto a quello che mi dà da mangiare di solito (stuzzicadenti, gomme di auto da neve, potpourri, pongo). Poi ha chiuso la porta, ho sentito girare la chiave e allora ho realizzato. Il mio piccolo sensibile cuoricino per un attimo ha smesso di battere dalla paura e sono svenuta. Quando mi sono ripresa, mi sono resa conto che non ero stata colta da un attacco cardiaco come credevo, ma ero solo svenuta dalla puzza. Mi aveva chiuso nel bagno dopo l'evacuazione giornaliera. Ho passato i 14 giorni successivi cibandomi di rotoli di cartaigienica, rimmel, creme antirughe e assorbenti usati raccolti da mesi nella cesta dei panni sporchi. Poi ho mangiato pure i panni sporchi, tranne i calzini. Ho pur sempre una dignità e preferivo morire che cibarmi di quei calzini dall'odore cadaverico.
L'istinto di sopravvivenza, dopo giorni di stenti, ha messo in moto le rotelle del mio incommensurabile cervello giusto in tempo: stavo iniziando ad avere le allucinazioni. Vedevo una madre buona che si prendeva cura di me e mi cibava con le migliori specialità francesi. Appunto, un'allucinazione. Con le forcine dei capelli ho forzato la serratura e dopo 14 giorni di buio ho visto la luce. Ma non era un raggio di sole. Era la mia cuccia che andava a fuoco. Poi le risa sguaiate che conoscevo fin troppo bene.... La vecchia aveva dato fuoco a casa mia. Ma perché? Perché, madre, perché?

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre,  prima di ogni altro amore.
Perché compi questo orrore?
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data. (*)
Mi avessi almeno fatto un panino con la frittata.

Poi la sento parlare al telefono e capisco la causa della mia caduta in disgrazia: ha un nome, e io ti troverò.

(*) Per gli sfigati analfabeti che hanno fatto ragioneria, l'istituto tecnico o si sono avventurati a lettere e filosofia o scienze della comunicazione (tranquilli, potete sempre lavorare al McDonald's. Ah ah.) questa è una citazione colta.

 

sabato 4 gennaio 2014

La renna di Babbo Natale - parte 2

Devo premettervi che tra le innumerevoli avventure della mia vita, ho fatto tempo addietro un corso con un certo Reindeer Trainer (Addestratore di Renne). Praticamente tutti i film del mondo dove ci sono renne, sono renne addestrate da lui. Un genio, insomma. Fatto sta che oltre a fare cinema, costui si occupa di renne aggressive. E' un metodo  innovativo attraverso il quale molte renne non sono state soppresse e sono state felicemente riaffidate. Renne giudicate irrecuperabili da altri rennaioli, pensate! Praticamente il metodo consiste in questo: si prende una renna e si dice a tutti che è una renna tutor. Poi si organizza una classe di socializzazione per renne, si dice ai proprietari che è tutto sotto controllo e che la loro renna, che ora mena le altre renne, alla fine del percorso amerà le renne, alla modica cifra di.... Vabbè, ma l'amore di una renna non ha prezzo. Comunque, vado a prendere la mia renna tutor e torno da Babbo e gli dico: "Guarda Babbo, per te lo faccio gratis perché la mia è una vocazione, non faccio tutto questo a scopo di lucro", e intanto segno nel mio taccuino dei favori dovuti. Metto la mia renna tutor con la sua e si menano finché la mia, che ha le corna chiodate, non ha la meglio. Allora l'altra renna impara che è pericoloso menar le renne (quasi come il can per l'aia) perché fa male. Babbo preoccupato dice: "Ma è normale che coli sangue ovunque?".
"Babbo, non capisci niente. Certo che è normale, fa parte del processo apprenditivo cognitivo alternativo behaviorista basato sull'interazione intraspefica renniana atta a socializzare e rendere più docile e sottomessa la tua creatura vittima dei tuoi errori da incompetente di renne." Babbo Natale non è convinto ma tace perché ancora si ricorda di quello che è successo quando il suo folletto preferito mi ha detto che ho le orecchie troppo grandi e sproporzionate rispetto alla testa. Ma questa è un'altra storia.
Fatto sta che tutto è bene quel che finisce bene e ancora una volta, grazie al mio intervento, possiamo mettere l'aggettivo lieto davanti alla parola fine. La renna di Babbo è diventata così docile e sottomessa che gli ho potuto perfino mettere le lucine sulle corna (ah ah), come potete vedere dal disegno sotto.


venerdì 3 gennaio 2014

La renna di Babbo Natale

Cari amici fedeli, nonostante io non debba scusarmi né dare spiegazioni a nessuno, voglio mettervi al corrente del motivo della mia prolungata assenza dalla rete e dalle vostre noiosissime vite. Prima di Natale stavo pacificamente iniettando del wasabi nell'impasto dei biscotti dell'indegna, quando mi squilla lo smartphone.
“Buzzi, ho bisogno del tuo aiuto! Sono nei guai!”
“Babbo, quante volte ti ho detto che alla tua età il viagra fa male al cuore? E poi basta con 'sta storia della befana. Non ti vuole! E poi è pure un po' cessa, non te la prendere!”
“No, Buzzi, non hai capito! Ho bisogno di aiuto!”
Così senza esitare un attimo, prendo il passaporto e mi imbarco per la Lapponia. Dovete sapere che quando qualcuno ha bisogno di aiuto, io sono sempre pronta. Il do ut des l'ho inventato io. Quando scendo dall'aereo capisco perché i cani hanno il pelo e maledico la malvagia che con tutti i bagnetti tossici che mi fa nel tentativo di farmi fuori mi ha lasciato a pelo raso. Per fortuna Babbo era già lì e corriamo al calduccio nella sua casetta. I folletti erano affannosamente al lavoro per preparare gli ultimi pacchetti. Per divertirmi, senza che nessuno mi vedesse, ho tolto il nome di Pupetto (mio fratello quello nero e brutto, talmente brutto che l'aggettivo brutto si è cancellato dal vocabolario) dalla lista dei regali. Ah ah.
“Allora Babbo, raccontami tutto....”
Babbo Natale ha comprato una nuova renna per sostituire Dasher che si è rotta un'unghia e non vuole più lavorare. Fatto sta che dopo un annetto la nuova renna ha iniziato a menare le altre renne.
“Buzzi, la mia renna soffre di aggressività intraspecifica”, mi dice abbattuto il povero Babbo.
“Babbo.... quando era piccola, l'hai portata al parco delle renne a socializzare?”
Babbo scoppia in un pianto disperato e con tremante vergogna sussura: “No.... Non l'ho socializzata....”
“Babbo, Babbo, ma quante volte ti devo dire che le prime cose che una renna deve fare a 60 giorni è imparare il NO! (deciso e secco) e socializzare per non diventare aggressiva? Babbo, sei il solito coglione”, mi limitai a dire per non infierire. “Tuttavia Babbo, anche stavolta posso aiutarti. Conta su di me!”, dissi uscendo per andare a prendere gli strumenti del mestiere.....

(Continua....)