sabato 18 gennaio 2014

I miei 14 giorni di prigionia

Dopo 14 giorni di prigionia, sono riuscita ad evadere. Se la vecchia mi becca sono guai, non so quanto a lungo potrò comunicare con voi, amici miei. Ho passato le ultime due settimane in una minuscola stanza buia e puzzolente e umida. L'indegna mi ha indotto ad entrarci facendo leva sul mio naturale appetito e promettendomi un pezzo di pane secco. Una prelibatezza, in confronto a quello che mi dà da mangiare di solito (stuzzicadenti, gomme di auto da neve, potpourri, pongo). Poi ha chiuso la porta, ho sentito girare la chiave e allora ho realizzato. Il mio piccolo sensibile cuoricino per un attimo ha smesso di battere dalla paura e sono svenuta. Quando mi sono ripresa, mi sono resa conto che non ero stata colta da un attacco cardiaco come credevo, ma ero solo svenuta dalla puzza. Mi aveva chiuso nel bagno dopo l'evacuazione giornaliera. Ho passato i 14 giorni successivi cibandomi di rotoli di cartaigienica, rimmel, creme antirughe e assorbenti usati raccolti da mesi nella cesta dei panni sporchi. Poi ho mangiato pure i panni sporchi, tranne i calzini. Ho pur sempre una dignità e preferivo morire che cibarmi di quei calzini dall'odore cadaverico.
L'istinto di sopravvivenza, dopo giorni di stenti, ha messo in moto le rotelle del mio incommensurabile cervello giusto in tempo: stavo iniziando ad avere le allucinazioni. Vedevo una madre buona che si prendeva cura di me e mi cibava con le migliori specialità francesi. Appunto, un'allucinazione. Con le forcine dei capelli ho forzato la serratura e dopo 14 giorni di buio ho visto la luce. Ma non era un raggio di sole. Era la mia cuccia che andava a fuoco. Poi le risa sguaiate che conoscevo fin troppo bene.... La vecchia aveva dato fuoco a casa mia. Ma perché? Perché, madre, perché?

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre,  prima di ogni altro amore.
Perché compi questo orrore?
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data. (*)
Mi avessi almeno fatto un panino con la frittata.

Poi la sento parlare al telefono e capisco la causa della mia caduta in disgrazia: ha un nome, e io ti troverò.

(*) Per gli sfigati analfabeti che hanno fatto ragioneria, l'istituto tecnico o si sono avventurati a lettere e filosofia o scienze della comunicazione (tranquilli, potete sempre lavorare al McDonald's. Ah ah.) questa è una citazione colta.

 

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